La riconquista della democrazia: una conquista che può diventare collettiva solo se ogni singolo cittadino partecipa in prima persona, per il suo personale diritto di voto, dichiarando di voler votare come indicato dalla nostra costituzione (art. 56) e dalla Corte costituzionale (sent. 1/2014)

I cittadini che in vari sondaggi hanno dichiarato di voler votare con una legge elettorale che consenta di scegliere un candidato fra più candidati e di scriverne il nome e cognome, in pratica come facciamo per l’elezione dei sindaci, sono stati l’86% degli intervistati, circa 45 milioni. Se a questo numero aggiungiamo i minorenni che ora vogliono partecipare al voto potremmo arrivare a 50 milioni di cittadini che vogliono scegliere “direttamente” le persone che andranno in Parlamento a decidere della vita dell’intera nazione.


Premessa:
questo testo, unico e assolutamente originale, riguarda il diritto di voto di ogni singolo cittadino e quindi dell’intero popolo italiano.


Proprio poco tempo fa la Presidente della Corte costituzionale, prof.ssa Marta Cartabia, ora Ministra della Giustizia, durante una sua lezione, ha affermato che i diritti hanno un costo per i titolari del diritto, in termini di tempo, di attenzione e di denaro, per farli valere e difenderli costantemente.

Ogni cittadino quindi ha l’obbligo morale, per riprendersi il suo personale diritto di voto e soprattutto per riconquistare la sua piena dignità di cittadino.
Questa iniziativa rappresenta l’ultima possibilità di salvezza per l’intero popolo italiano infatti se questo Parlamento totalmente illegittimo e fuori da ogni legge democratica continuerà a gestire gli oltre 209 miliardi del recovery fund per il nostro popolo non ci sarà alcuna possibilità di salvezza.
Ogni cittadino italiano dovrà intervenire per salvare se stesso e la propria nazione


Cari concittadini italiani, la difficilissima situazione politica, sociale e la drammatica situazione economica del nostro paese è dovuta esclusivamente al fatto che il Parlamento, unico cervello della nostra nazionenon è stato eletto da noi elettori ma tutti i 945 parlamentari della Repubblica Italiana sono stati nominati dai 6 (sei) capipartito dei partiti politici presenti in Parlamento.

Che l’elezione di un parlamentare sia dovuta a un capopartito è il fondamento di ogni tipo di corruzione.

I parlamentari la cui carica è equiparata a quella di giudice devono la loro elezione o meglio la loro nomina a un capopartito che ha deciso in base alla legge elettorale (l. 3/novembre/2017) se metterli in lista o meno.
Il capopartito ha anche deciso, con la regola delle pluri-candidature, in quanti collegi candidarli così da avere la certezza della loro elezione soprattutto per i primi in lista.

Noi elettori, e con noi tutti i cittadini italiani, abbiamo perso la democrazia quando alle elezioni del 4/marzo/2018 con la legge elettorale (l.3/novembre/2017) abbiamo potuto votare solo per un partito senza poter scegliere alcun parlamentare.
Mentre i capipartito dei 6 (sei) partiti politici presenti in Parlamento hanno potuto, grazie a questa legge elettorale, decidere, scegliere e nominare i 945 parlamentari della repubblica italiana.
Quindi il vulnus, il gravissimo danno di cui siamo ancora vittime è dovuto a una semplicissima regoletta contenuta nella legge elettorale di cui moltissimi di noi non si sono accorti e moltissimi, pur avendo capito, non sanno come reagire e disgustati magari si astengono dal partecipare scegliendo il non voto.
Infatti nel 2018 hanno votato 28 milioni di elettori mentre 23 milioni si sono astenuti.


Una truffa ai danni di un intero popolo

La prova inconfutabile che la perdita della democrazia sia avvenuta con una truffa, con un raggiro (art.640 codice penale), è data dal vantaggio (necessario per definire la truffa) per i capipartito di poter nominare i parlamentari e per il danno (necessario per realizzare la truffa) procurato all’intero popolo italiano.  
I partiti politici
, da moltissimi anni (28), con la legge elettorale 4/agosto/1993 hanno fatto credere all’intero popolo italiano che sia legittimo, che sia nella natura dell’azione politica, che sia lecito, che sia cosa buona e giusta che l’elettore voti per un partito preferito e che questi, con il capopartito, scelga il candidato, decida chi sta nella sua lista e in quanti collegi candidarlo, fino al 2013 un candidato poteva essere candidato in dieci collegi diversi, e poi decideva fra quelli dove era stato eletto quale collegio rappresentare.


Il primo passo per riconquistare la democrazia

Tutti i cittadini italiani hanno diritto di essere informati di come possono riconquistare il loro diritto attivo più importante.

Un obbligo inderogabile per ogni cittadino sia elettore sia non ancora elettore per il suo diritto in divenire.

Una volta informati siamo tutti materialmente e moralmente obbligati a riprenderci la piena efficacia del nostro diritto di voto e attivarci come se avessimo perduto o fossimo stati derubati di un documento personale importante come la carta d’identità, la patente di guida, il passaporto, da considerare che il diritto di voto è, in quanto diritto attivo, il più importante di tutti. Proprio in questo periodo ci stiamo accorgendo di quanto sia importante anche la tutela della nostra Identità Digitale.

La democrazia è solo, non ci sono vie di mezzo, quando:

1) il voto dell’elettore è espresso a favore di un candidato o meglio, “diretto” a una persona candidato che naturalmente può appartenere a un qualsiasi partito e che si può candidare in un solo collegio elettorale esattamente come ogni candidato sindaco si può candidare in un solo comune.

2) i candidati che possono appartenere a un qualsiasi partito, ricevono direttamente i voti degli elettori.


Ora sarà la Corte costituzionale che approverà la legge elettorale.

  • la Corte costituzionale con la sent.1/2014 che imporrà la preferenza afferma: ”…l’assenza di una espressa base giuridica della materia elettorale nella Costituzione non autorizza a ritenere che la relativa disciplina non debba essere coerente con i conferenti principi sanciti dalla Costituzione ed in specie con il principio di eguaglianza inteso come principio di ragionevolezza, di cui all’art. 3 Cost., e con il vincolo del voto personale, eguale, libero e diretto (artt. 48, 56 e 58 Cost.), in linea, peraltro, con una consolidata tradizione costituzionale comune a molti Stati.

Né varrebbe ad escludere la possibilità di sollevare questioni di legittimità costituzionale delle leggi elettorali l’obiezione che, rientrando queste ultime nella categoria delle leggi costituzionalmente necessarie, non ne sarebbe possibile l’espunzione dall’ordinamento nemmeno in caso di illegittimità costituzionale, poiché, in tal modo, si finirebbe col tollerare la permanente vigenza di norme incostituzionali, di rilevanza essenziale per la vita democratica di un Paese. 


Tali disposizioni violerebbero gli artt. 56, primo comma, e 58, primo comma, Cost., che stabiliscono che il suffragio è «diretto» per l’elezione dei deputati e dei senatori; l’art. 48, secondo comma, Cost. che stabilisce che il voto è personale e libero; l’art. 117, primo comma, Cost. in relazione all’art. 3 del protocollo 1 della CEDU, che riconosce al popolo il diritto alla «scelta del corpo legislativo»; e l’art. 49 Cost.
Esse, infatti, non consentendo all’elettore di esprimere alcuna preferenza, ma solo di scegliere una lista di partito, cui è rimessa la designazione dei candidati, renderebbero il voto sostanzialmente “indiretto”, posto che i partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale e che l’art. 67 Cost. presuppone l’esistenza di un mandato conferito direttamente dagli elettori.
Inoltre, sottraendo all’elettore la facoltà di scegliere l’eletto, farebbero sì che il voto non sia né libero, né personale.

“…alla luce dell’art. 3, protocollo 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma il 4 novembre 1950 (di seguito, CEDU), ratificata e resa esecutiva con la legge 4 agosto 1955, n. 848 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma il 4 novembre 1950 e del Protocollo addizionale alla Convenzione stessa, firmato a Parigi il 20 marzo 1952).”.

LA CORTE COSTITUZIONALE che ha pronunciato la SENTENZA 1/2014 era composta dai signori: Presidente: Gaetano SILVESTRI; Giudici: Luigi MAZZELLA, Sabino CASSESE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Giorgio LATTANZI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Sergio MATTARELLA, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO.

Mentre ogni cittadino informato della grave lesione subita sul suo personale diritto di voto potrà firmare la dichiarazione di volontà cliccando qui.