Per completezza storica inseriamo anche l’esperienza del 2010 quando il Partito Democratico si rese responsabile di un’altra truffa ai danni di tutti gli elettori italiani ed in particolare degli elettori firmatari la richiesta di referendum abrogativo di alcune disposizioni della legge elettorale, 270/2005 porcellum, relative al premio di maggioranza e mancanza di preferenze.

I firmatari furono più di un milione e all’atto della firma fu richiesto loro un contributo di 2,00 € a testa a favore del PD.

Per mantenersi ben saldi i privilegi che la legge elettorale “porcellum” concedeva a tutti i partiti politici, la dirigenza del partito democratico non esitò a sostituire il comitato del prof. Passigli, che aveva impostato correttamente i quesiti referendari da sottoporre alla approvazione della Corte costituzionale, con il comitato del dott. Morrone il quale, modificando i quesiti necessari per ogni ricorso alla Corte c., chiese la cancellazione dell’intera legge elettorale, modifica che gli esperti valutarono come un errore intensionale, la Corte infatti, non essendo preposta alla totale cancellazione di qualsiasi legge, rigettò la richiesta. (vedi la sentenza di rigetto Corte costituzionale).

Da tenere presente che la legge elettorale è una legge costituzionalmente necessaria e che deve essere sempre in vigore per eventuali elezioni in caso di scioglimento improvviso delle camere.

Quindi la richiesta del PD di cancellare l’intera legge è stato invece un modo subdolo per conservare la legge elettorale (l.270/2005) “porcellum” e andare alle elezioni, nel 2013, conservando gli enormi vantaggi per i partiti, grave danno per gli elettori e una drammatica distorsione della rappresentanza.

Per molti capipartito o leader di partiti decidere chi candidare e chi far eleggere è oramai una radicata consuetudine. Magari per traffici di nomine o di influenze ci sono rinvii a giudizio mentre per traffico di parlamentari se tale si può definire non c’è alcun rilievo penale.

L’attuale senatore della Repubblica italiana, sen. Matteo Renzi, tempo fa dichiarò pubblicamente su La7 tv – piazza pulita del 14 dicembre 2017 che nel 2013 decise di concedere un seggio sicuro all’on. Paolo Gentiloni, in quanto il segretario del partito Democratico di allora, Bersani, non lo aveva inserito in lista. Da lì l’on. Gentiloni sostituì Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio della Repubblica dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018. Attualmente il presidente Gentiloni è commissario con delega agli affari economici dell’Unione Europea.


In mancanza di una legge elettorale che conceda a noi elettori di decidere chi eleggere, possono accadere casi assai deplorevoli, come quello clamoroso dei candidati espulsi dal partito M5S prima delle elezioni del 4 marzo 2018.

In tutti i tipi di elezioni prima vengono depositate le liste dei partiti poi dopo circa dieci giorni si depositano le liste dei candidati. Nella fattispecie si verificò che il Movimento5Stelle, senza entrare nel merito, avesse la necessità di espellere dei candidati già inseriti in lista e naturalmente prima delle elezioni.

Dopo il deposito della lista dei candidati in Corte d’appello, ogni candidato è inamovibile e non può essere più tolto dalla lista.

I candidati non più graditi dal partito e primi nella lista bloccata del M5S, furono eletti. Chiaramente tutti passarono al gruppo parlamentare misto. Dopo l’elezione nessun partito ha la facoltà di espellere dal Parlamento il parlamentare regolarmente eletto addirittura anche se per ipotesi ci fosse il suo consenso. Infatti, la camera di appartenenza dovrà valutare e giudicare, per il giusto principio dell’autodichia, se il parlamentare che il partito vuole espellere dal Parlamento, magari sia ricattato dal suo partito e siccome la camera di appartenenza deve proteggere tutti i suoi componenti, difficilmente acconsentirà a che il parlamentare si possa dimettere senza dei validi e giustificati motivi.

Questo caso dimostra clamorosamente che noi elettori siamo stati derubati di ogni potere o meglio della sovranità che invece dovremmo avere in casi come questo.

Infatti con la legge elettorale che noi proponiamo, quella già indicata dalla Corte costituzionale, noi elettori avremmo escluso il candidato non più desiderato dal partito che lo aveva candidato per errore o altro, semplicemente privandolo della preferenza e favorendo con la nostra preferenza un altro candidato dello stesso partito.

Questa è la democrazia: l’elettorato deve sempre decidere chi eleggere, creando un legame fortissimo fra elettori, candidato e partito che lo ha presentato.

Attenzione!

Questo legame fra elettori e candidati annullerebbe qualsiasi problematica sul vincolo di mandato (art.67 Cost.) che invece oggi da più parti si vorrebbe imporre.

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